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Come d’autunno sugli alberi le foglie

15 Novembre 2021

Ci sono voluti milioni di anni perché questa foglia e il ramoscello che la sosteneva si trasformassero in petrolio. In poche gocce del liquido che sostiene il mondo. Il mondo dei consumi.

Oggi bruciamo cento milioni di barili di petrolio. Cento milioni di barili al giorno. E il trend è in crescita e non si fermerà nonostante i proclami inzuppati di verde della COP26 a Glasgow.

Consumare così tanto petrolio in ogni singola giornata, anche oggi, come ieri e come già domani, è consumare il passato ad un ritmo vorace. Emettendo gas serra e scarti di combustione e inquinando l’aria e l’acqua e la terra – consumiamo il futuro.

Per queste foglie autunnali il tempo è ciclico. Noi abbiamo consacrato il tempo circolare a favore della linearità, chiamando questo progresso. Nell’attimo attuale consumiamo passato e futuro. Incurviamo il tempo e lo inghiottiamo all’istante. La teoria della relatività applicata alla materia. Di cui un tempo erano fatti i sogni e di cui oggi sono piene le discariche.

La responsabilità delle nostre scelte è nelle nostre mani. Nel modo in cui usiamo il contenuto del nostro portafogli. Questa incredibile tecnologia, chiamata denaro, ci è sfuggita di mano. Aver immaginato che i consumi e la produzione, racchiusi nell’acronimo PIL, debbano crescere di anno in anno ha portato al consumo annuale di più pianeti dell’unico che abbiamo. 

Abbiamo scelto questo destino beffardo anche per altre specie, animali e vegetali, che hanno convissuto con noi qui, per millenni. Quel che cresce per loro è il ritmo dell’estinzione che Sapiens, il becchino sapiente della vita su questa astronave nello spazio, scandisce inesorabile.

Alla COP26 si son tenuti discorsi appassionati. In questo turbine emotivo di buone intenzioni è bene  ricordare quali attività pratiche possiamo attuare da subito per preservare il nostro pianeta e non aggravare la situazione:

  • smettere di mangiare carne o limitarne il consumo: è la principale causa della deforestazione e delle zone morte degli oceani, delle emissioni di gas metano, dell’impoverimento degli ecosistemi e della fame nel mondo: è l’elefante nella stanza di cui alla COP26 non riescono a vedere l’ombra
  • ridurre i voli aerei lavorativi o di svago
  • smettere di usare la plastica, la maggior parte di essa finisce negli oceani
  • non sprecare il cibo lasciandolo nel piatto o dimenticandolo nel frigo: un terzo di quello che produciamo viene buttato e per produrlo è stato usato petrolio e altre risorse e sofferenza e sacrificio animale

Siamo sugli alberi come d’autunno le foglie. Nell’autunno della civiltà dei consumi. E come scriveva sessant’anni fa Rachel Carson potrebbe arrivare il tempo di una primavera silenziosa. Dove non si sentiranno cantare gli uccelli, ammoniva la scrittrice. Dove potrebbe non essere udito più neanche Sapiens, possiamo aggiungere noi passeggeri di oggi.

A noi il compito di far tornare il tempo ad essere circolare e ciclico fermando la crescita a tutti i costi. Lo stesso valga quando si è in vacanza, come qui da noi, riflettendo sui nostri consumi. 

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